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I miti legati alla luna nuova hanno incantato le culture di tutto il mondo da tempo immemorabile

La Luna e la resurrezione nel Cristianesimo

La morte di Gesù, la sua discesa agli inferi e la sua resurrezione erano concepite, nell’immaginario dell’epoca, attraverso la figura del Sole e del suo viaggio nell’oltretomba.

Gesù morì il quattordicesimo giorno del mese di Nisan, che cadeva di venerdì (il girono di Venere), giacque nel sepolcro il sabato (il girono di Saturno) e resuscitò il primo giorno della settimana, cioè la domenica (il giorno di Elios), come il Sole nascente.

Così, il fatto indicativo di sorgere nel terzo giorno entrò a far parte del Credo Apostolico, in cui si articolano i fondamenti della Dottrina Cristiana:

Fu crocefisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno resuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Tuttavia, l’antica immagine della luna che rinasce si annida, come in molte occasioni, dietro il più recente ritratto del sole nascente. A un livello più profondo sembra quindi che, a rivestire la storia della resurrezione, sia proprio l’antico immaginario lunare.

Infatti, ” nato dalla Vergine Maria”, come la Luna nuova, Gesù muore all’apice delle sue forze come la luna piena, nel quattordicesimo girono del mese, dopo il quale la Luna inizia a calare.

Adottando la figura della Luna nera, Gesù discende agli inferi e risorge il terzo girono.

Krappe osserva come tutti gli eroi divini risorgano il terzo giorno dopo la morte, e che il prototipo e l’origine di questo schema siano da ricondurre alla scomparsa e ricomparsa della Luna:

Chiunque sia, il mito della resurrezione dell’eroe divino, il terzo giorno dopo la sua morte, mito ben noto dalla leggenda di Attis e dal vangelo, ha il suo prototipo e la sua origine nella scomparsa e ricomparsa della luna.

La discesa di tre giorni nelle tenebre entrò a far parte della simbologia cristiana probabilmente attraverso l’analogia che si stabiliva tra la resurrezione di Giona e quella di Cristo. Nella tradizione ebraica, Giona, rifuggendo la presenza del suo Signore, naufragò in un mare in tempesta:

Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.

Nel Vangelo secondo Matteo, redatto almeno una generazione dopo la morte di Cristo, è Gesù stesso che fa riferimento a quest’analogia:

Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo rimarrà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.

Evidentemente, i redattori della Bibbia tedesca del XV secolo desiderarono enfatizzare le affinità tra Giona finito nel ventre della balena, Giuseppe gettato nella fossa e Gesù deposto nel sepolcro.

Dal momento che la Luna poteva sparire per due o tre notti, anche Gesù finisce col morire per due notti, risorgendo il terzo giorno.

Come gli dèi lunari avevano illuminato i morti nell’oltretomba, talvolta uccidendo il mostro delle tenebre, così anche Gesù viene speso rappresentato nell’atto di liberare le anime dalla morte, trafiggendo il mostro dell’inferno, immaginato come una balena.

A Gesù viene quindi simbolicamente attribuito il ruolo della Luna luminosa che uccide il drago della Luna nera, portando così alla resurrezione.

Secondo questo modello, risulta allora prevedibile che la conversione di Saulo sulla strada di Damasco si verificò proprio dopo tre giorni di cecità e di digiuno.

Allo stesso modo, Dante attraversa le porte dell’inferno di Venerdì Santo per poi raggiungere il Paradiso nella Domenica di Pasqua.

la tradizione cristiana ha dunque attinto a un simbolo universale di morte e rinascita, presente in tutto il mondo, che ha ispirato tanto i racconti popolari quanto le religioni.

Alcune delle sue manifestazioni

Tra i Sumeri

Fu per tre giorni e tre notti che la dea lunare sumerica Inanna rimase morta, il suo cadavere appeso a un gancio del Grande Sotto, finché, rianimata dall’acqua e dal cibo della vita, fece ritorno, ascendendo al Mondo di Sopra.

Nell’antico Egitto

Fu per tre notti che l’occhio sinistro di Horus venne ridotto a brandelli e gettato fuori nelle tenebre, fino a quando Thot non lo ricompose, rimettendone insieme i pezzi e facendolo ritornare intero.

Nelle isole Molucche

Tjapara, il dio oceanico della Luna, che venne ucciso in un combattimento mortale dall’uomo al quale aveva rapito la moglie, apparve nel cielo tre notti dopo, mentre l’uomo si lasciava affogare nel mare. Quando Rabia, la fanciulla dell’isola di Ceram occidentale, morì in seguito allo stupro da parte dell’uomo-Sole, Tuwale, i suoi familiari celebrarono la festa della sua morte per tre giorni, al termine dei quali, essi videro per la prima volta la Luna che sorgeva a est.

Nell’India vedica

Nell’India vedica, le anime che morivano durante la luan vecchia si reincarnavano, tre notti dopo, con la Luna nuova, entrando nell’utero delle loro nuove madri come pioggia di soma.

In Iran

Nell’antico Iran, l’anima gironzolava pericolosamente attorno al cadavere per tre giorni, mentre le famiglie prendevano parte alle cerimonie per aiutare il defunto a intraprendere il suo viaggio verso il paradiso.

Tra gli Yakut della Siberia

Gli yakut della Siberia dicono che il futuro sciamano ” muore” giacendo nella sua tenda per tre giorni senza né mangiare né bere. Il nuovo candidato deve affrontare per tre volte, come prova, il medesimo processo, durante il quale egli ” viene tagliato a pezzi”, a imitazione della Luna.

In Irlanda

L’eroe irlandese Cúchulainn, lottò senza tregua, dall’estate alla primavera, per difendere l’Ulster, dopo di che collassò e dormì per tre giorni e tre notti, mentre sup padre, dall’Altro Mondo, vegliava su di lui. Al suo risveglio egli ritrovò le sue ferite miracolosamente guarite.

Nel Buddhismo

Quando Buddha era sul punto di morire, gli animali terrestri si strinsero attorno a lui, piangendo amaramente. ” Non piangete”, egli disse loro, ” Guardate la Luna! Come la Luna muore e si rinnova sempre, così io, che sto morendo, sono destinato a rigenerarmi.”

Nella mitologia greca

Le lamentazioni in onore di Adone, amante di Afrodite, incoronato a morte da un cinghiale, si celebravano nell’arco di tre giorni: le effigi del dio gettate tra le onde al suono dei lamenti, venivano poi recuperate tre giorni dopo, tra canti e danze: perché, forse, il dio non era ritornato in vita?

Il simbolo della trasformazione

Ci si chiederà come tutto ciò sia possibile. Sicuramente ci si serviva di un modello archetipico che caratterizzava tutte queste storie diverse, per una qualche ragione che va la di là del loro stesso contenuto. il simbolo (di morte e rinascita) è alle prese con una contraddizione, perché, sul piano dell’esperienza di tutti i giorni, la morte e la vita appaiono contrapposte l’una con l’altra in modo ineluttabile (il che significa che in presenza dell’una non può esserci l’altra).

Ma proprio per qui, a un livello più profondo, sembra che si verifichi una fusione in un’unica realtà che ciò che era morte diventa vita.

Andando avanti, si deduce l’esistenza di uno stato ulteriore dal quale provengono sia la vita che la morte. Vita e morte sono i parametri del tempo così come noi lo intendiamo, ragion per cui questo stato si troverà oltre il tempo, addirittura al di là di ciò da cui il tempo stesso proviene, vale a dire l’eternità.

Di conseguenza, la Luna visibile (la Luna dei sensi) deve compiere il suo viaggio dal temporale fino all’eterno, per divenire partecipe della ” sostanza dell’eternità”, entrando nel regno del sacro e diventando un tutt’uno con l’eterno.

Quando sembra che l’eterno stai generando la Luna Nuova, esso rimette in scena l’atto originario della creazione dove la forma scaturisce dall’informe e la luce scaturisce dall’oscurità.

Infatti, ciò che é rilevante della morte della Luna risiedeva nel fatto di rappresentare un ritorno all’unicità del principio. Il vecchio doveva morire completamente, le vecchie strutture, i vecchi poteri, tutto doveva scomparire prima che potesse sopraggiungere qualcosa di nuovo. Se non se ne andavano via volontariamente, accettando questa situazione, dovevano essere sacrificati.

Era necessario che venissero assorbiti nell’unità primordiale dell’eternità, dalla quale procede ogni forma temporale.

Pertanto, la Luna viene sottoposta a un rito di passaggio dal profano (il tempo che si è consumato) al sacro (l’eterno), che rigenera il tempo e, anche, di conseguenza, il mondo che non può essere concepito senza il tempo.

Questa idea della fusione del tempo nell’eternità, o forse del tempo che viene fecondato dall’eternità, si può osservare in quelle storie che riguardano ogni piano dell’esistenza.

In esse si assiste a una struttura coerente dei simboli di trasformazione: La prima fase consiste nella dissoluzione di tutte le forme.

Sul piano cosmico, l’ordine deve precipitare nel caos (come inondazione, diluvio, nuovo millennio, apocalisse, fine del mondo); sul piano tribale, i sacerdoti viventi devono essere svuotati dal presente affinché si riempiano del Sogno degli Antenati; sul piano sociale, le norme di condotta devono essere sospese o rovesciate (come nelle orge del Nuovo Anno dei Saturnalia, la Dodicesima Notte, la Viglia di Capodanno e il Carnevale, al termine della stagione); sul piano vegetale la frutta deve decomporsi sul terreno denso e scuro /core, Persefone, Dionisio) prima che il seme possa venire piantato e che ritorni la forza vitale.

Le feste di lamento in autunno e di esultanza individuale in primavera erano mirate a sostenere questa forza vitale nella sua metamorfosi.

Sul piano individuale l’io cosciente deve perdersi per potersi aprire all’inconscio.

Di solito, si fanno coincidere molte cerimonie del Nuovo Anno con l’ultima notte senza Luna prima della ricomparsa della Luna Nuova.

In California, alcune tribù del Nord America credevano che questa coincidenza cosmica li facesse connettere con gli esseri immortali che avevano abitato il mondo prima di tutte le genti, in modo che gli uomini odierni potessero rimettere in scena, mediante un rituale contemporaneo, la cerimonia cosmogonica primordiale, inaugurata dai loro Antenati nel ” Tempo del Sogno”.

Essi definiscono questo processo come ” fissare le basi del mondo” (l’espressione scientifica presente nelle storie delle religioni è ” rifondare il mito della creazione del mondo”: il mondo fondato in principio nel passato mitico, viene rifondato nel presente attraverso il rituale).

Il tempo si rigenera di nuovo, simbolicamente, attraverso la ripetizione dell’atto originario della creazione, un’aspirazione, questa, che si ritrova nella fine di molte altre preghiere: ” Come era in principio ora e sempre, nei secoli dei secoli, amen.”

Un altro racconto californiano, appare incentrato sul tempo oscuro di tre giorni o tre anni. Un mago della tribù chumash, di nome Axiwalic, si ammalò di tisi e lasciò il villaggio alla ricerca di un luogo dove morire. Egli seguì una strana luce che lo condusse da alcuni animali che lo fecero immergere nell’acqua, finché non tornò in salute, e lo rimandarono a casa, nel suo villaggio, attraverso una sorgente (battesimo per mezzo dell’acqua).

Quando egli tornò, rimase sorpreso nello scoprire di essere stato via per tre anni, quando pensava fossero passati solo tre giorni.

Joan Halifax, nel suo libro Shaman, commenta così questo racconto:

Tre giorni morto, tre anni morto, come l’oscurità della Luna, è la pausa tra il passato personale e una vita trans-temporale di cui si prende coscienza”.

È sottinteso che il personale e il temporale si fondono nell’intervallo sacro con l’impersonale e il trans-temporale, o eterno, ed è questa fusione che provoca il cambiamento di stato verso un nuovo livello che chiamiamo rigenerazione.

Ma il termine eterno è ancora soltanto un’idea, un nome per un’ipotesi tanto opaca quanto lo è la condizione cui essa rimanda , e tanto priva di risposte come qualsiasi immagine primordiale che resiste al di là degli opposti, oltre l’inevitabile dualismo della vita temporale.

Nella coscienza ordinaria, la differenziazione ci si presenta secondo polarizzazioni: vita o morte, tempo o eternità, maschio o femmina, io o tu, questo o quello.

Sul piano mitologico invece, si assisteva a un’unione, o riunione, dell’umano e del divino, sul piano psicologico, a una riunione del conscio e dell’inconscio, sul piano epistemologico, a una riunione tra la ragione e l’intuizione, intese come strumenti di conoscenza.

Un eroe maschile veniva a essere un tutt’uno con la sua natura interiore femminile, mentre un eroe femminile, con la sua natura interiore maschile. Il Maschile indagando la propria coscienza, si riuniva con al base del suo essere, il Femminile.

Nella simbologia celeste, ciò è rappresentato nelle Nozze Sacre di Sole e Luna, o di Cielo e Terra, mentre nell’alchimia, corrisponde alla Coniunctio del Sole e Luna.

Se ne deduce che queste Nozze Sacre tra due realtà fino a quel momento separate, se non addirittura opposte, portano, senza dubbio alcuno, a quella rinascita che si attua a un nuovo livello di sintesi: il ” figlio”, frutto del matrimonio, l’essere trasformato.

Margherita Monti

Antropologa ambientale, consulente internazionale per UNESCO e IUCN, si batte da anni per la conservazione e protezione della natura. Ha visitato 175 paesi del mondo, appassionata di immersioni, trekking e meditazione.

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